Il principe azzurro

Eva Taylor

Buona impressione a tutte
col suo modo di fare garbato
fece sempre il principe azzurro.

Tutto, dal nome al vestire era giusto. Sorridente
e con apparente modestia 
Diceva di studiare
tanta antropologia, astrologia, filosofia
fino all’omega.

Certo, qualche problema deve aver avuto:
portava sempre i guanti. Forse
una di quelle famiglie nobili da telenovela:
con padri cornuti, fratelli delinquenti,
sorelle bagasce e madri
che intrallazzano in nome di Dio,
lui mai ne fece menzione.

Col fiuto dell’animale superiore
intuiva i desideri delle donne
le metteva una contro l’altra
un sorriso di qua, un cenno di là.
Si limitava all’essenziale per sembrare
sapiente, elegante, ma onesto.

Un giorno venne da me e disse:
se mi abbracci, le tue labbra
toccheranno il cuore del mondo.

Ci voleva un bel coraggio
ma scacciai tutti i dubbi lo baciai
ed eccolo davanti a me: un rospo.

Come saltellava, come mi guardava,
lui tutto verde veleno
con guanti bianchi.
Un giorno qualche fanciulla
(alla quale auguro tanta buona fortuna)
scioglierà l’incantesimo,
ma passeranno millenni.